OMAGGIO AL PRESIDENTE
Nel giorno dei funerali dell’uomo
politico Giorgio Napolitano, che ha rappresentato il Paese al più alto livello in
uno dei momenti più difficili della sua storia, negli anni, cioè,
dell’esplosione della Grande Crisi che mise a dura prova la tenuta nazionale e
dell’Unione europea, impegnandolo in scelte difficili, ma decisive, voglio
ricordarlo con una riflessione del 9 gennaio 2012, dedicata ad un suo
intervento sulla figura di Luigi Einaudi, il primo Presidente della Repubblica
eletto.
Liberalismo e sinistra.
Che cosa ci dice il Presidente.
La lettera del
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla rivista Reset sulla
figura di Luigi Einaudi e sul contributo delle sue idee liberali alla Carta
costituzionale e alla politica economica dell’Italia post-bellica hanno aperto
un interessante e non casuale dibattito sul rapporto tra liberalismo e
sinistra.
Oggi che di
fronte alla crisi economica si torna a parlare di fine di un lungo ciclo
politico ed economico dominato dalle idee liberiste, dopo che negli anni
Novanta del secolo scorso la sinistra è apparsa una variante di queste idee più
che la portatrice di un punto di vista autonomo, l’intervento del Presidente
aiuta a ridefinire quel rapporto in termini più attuali.
Il suo, infatti,
non è soltanto il ricordo di un insegnamento che conserva una sua validità, ma
un vero e proprio contributo all’idea di un nuovo riformismo che dell’apporto
del pensiero liberale deve avvalersi per rilanciare il progetto
dell’integrazione europea e perseguire un nuovo equilibrio tra le esigenze di
competitività del Paese e di riforma dello Stato sociale.
Al liberalismo
einaudiano non può non guardare il Pdl, se vuol fare un passo in avanti verso
l’idea di un centrodestra moderno ed europeo, lasciandosi alle spalle la
stagione berlusconiana; ad esso non può non guardare il Pd, erede di quelle
esperienze di governo nelle quali proprio un deficit di
cultura liberale caratterizzò il tentativo di aprire e sburocratizzare la
società italiana, rendendola più dinamica e più snella.
La sinistra
riformista proprio a seguito di quella esperienza di governo ha potuto
arricchire il proprio patrimonio culturale delle “verità” insite nell’approccio
ideale e politico liberale, il che però oggi va messo alla prova di una
stagione del tutto diversa, che a molti anche nel Pd potrebbe suggerire
l’abbandono di quelle conquiste.
Attenti, sembra
ammonire Napolitano. Superamento dei monopoli e dei corporativismi, rifiuto di
scorciatoie neo protezionistiche, lotta al debito e rigore di bilancio,
liberalizzazioni e regole della concorrenza, semplificazione dell’apparato
statale e periferico, revisione della spesa pubblica ai fini di una sua
riduzione e selezione, libertà come responsabilità individuale, sono i temi con
i quali la sinistra deve continuare a fare i conti e che devono anzi ispirare
una riforma profonda delle garanzie sociali e delle tutele del mondo del lavoro
per una loro necessaria estensione a quanti ne sono oggi esclusi.
In questo senso,
non si tratta di stabilire primati tra società civile e società politica,
perché compito della società civile è quello di emanciparsi da tutele e
protezioni politiche, spesso fonte di corruzione, e compito della politica è
quello di favorire la crescita e il dinamismo delle iniziative economiche, in
modo da rendere più robusto il nostro assetto produttivo.
Tutto ciò ha a
che fare con l’atteggiamento del Pd verso il Governo Monti? Sarebbe sbagliato
vedere nelle parole del Presidente intromissioni nella vita interna delle forze
politiche e quindi anche in quella del Pd. Di certo il suo intervento stimola
tutti, Governo e forze politiche, ad accettare fino in fondo il terreno di un
confronto di merito sulle misure che dovranno favorire la crescita e l’apertura
della nostra società in un senso appunto più liberale e in stretto collegamento
con nuove politiche europee.
In conclusione, a
noi Democratici, nel mentre critichiamo l’Europa delle destre e denunciamo la
necessità di una svolta alla fine di un lungo ciclo liberista, il Presidente
sembra dire: non buttiamo il bambino con l’acqua sporca, approfondiamo il
profilo di una sinistra democratica e liberale e avanziamo all’Europa e
all’Italia una piattaforma per la ricostruzione che si fondi sull’idea di un
riformismo liberale e socialista.
Commenti
Posta un commento