L’articolo inedito di Aldo Moro “Comunisti nel governo? L’America ci dà consigli ma così limita la politica”




Poco tempo prima del rapimento un intervento dello statista Dc fu rifiutato dal “Giorno”.

Il testo originale era nella borsa dello statista in via Fani. Pubblichiamo il pezzo integrale.

Così riportava “Il Resto del Carlino – QN” del 16 marzo scorso nel 45° anniversario del rapimento di Moro da parte delle Brigate Rosse in via Fani. La pubblicazione dell’articolo che il “Giorno” di Gaetano Afeltra aveva a suo tempo rifiutato (6 gennaio 1978) per evidenti ragioni politiche, unico tra tutti quelli proposti da Moro che con il giornale collaborava, non era tuttavia integrale, essendo punteggiata in alcune parti. Grazie alla redazione maceratese de “Il Resto del Carlino” e a quella del “Giorno” di Milano, che si ringraziano, di seguito è possibile leggere l’articolo completo.

 

di Aldo Moro

 

I giudizi espressi nei giorni scorsi da parte americana sugli sviluppi della politica italiana e la possibilità di accesso dei comunisti al governo del nostro Paese hanno destato vivaci polemiche ed introdotto qualche nuova ragione di tensione. Conviene però essere molto obiettivi nel guardare all’insieme di questa vicenda. È comprensibile e giusto, si osserva, che un Paese indichi a un altro, amico e alleato, proprio in considerazione del particolare vincolo che li unisce, i pericoli che vede emergere all’orizzonte e le conseguenze che, in determinate circostanze, possono verificarsi. Queste valutazioni, in quanto riguardino l’opinione pubblica in generale e si esprimano per canali appropriati, sono ineccepibili. Se una democrazia non fosse in grado di accettare e di riassorbire una polemica, e per giunta in materia così delicata e importante, essa cesserebbe di essere tale e cioè viva, problematica e aperta. Vi sarebbe conformismo e non invece dialogo e ragionato consenso o dissenso. Le cose sono un po’ diverse, se le valutazioni siano formulate in sede di Governo (o dietro sigle trasparenti) e fatte conoscere senza vincolo di discrezione. In tale caso fattori esterni incidono in un dibattito in corso nelle sedi competenti e influenzano o almeno c’è sospetto che influenzino le decisioni. In queste circostanze la non interferenza si risolve nella rinuncia a porre concreti impedimenti; del tutto naturale, del resto, in una grande potenza che è anche una grande democrazia. Siffatti giudizi, dunque, potrebbero turbare e impacciare i sinceri amici dell’America, i quali sono tanti, forse più che non si pensi, nel nostro Paese.

Di più, il rendere pubblici dei punti di vista, perché se ne tenga conto, non solo genera disagio, ma obiettivamente limita la libertà di manovra politica, della quale l’altrui valutazione finirebbe per apparire la ragione o esclusiva o prevalente. Certo l’autonomia di decisione resta, nella complessità delle sue motivazioni, perché essa è a un tempo un diritto e un dovere. Tuttavia, taluni delicati problemi di politica internazionale, come altre rilevanti circostanze, non sfuggono, ci siano ricordati o meno, alla nostra attenzione e al nostro senso di responsabilità.

Si può immaginare allora che, per un canale improprio, il destinatario sia, più che il governo o l’opinione pubblica del Paese amico, uno stato terzo nel quadro di equilibri di potenza, ovviamente non solo militari, ma politici, da preservare a livello mondiale. E questa è una cosa che sarebbe da ingenui non comprendere, prima perché è un dato di realtà (e fuori dalla realtà non si fa politica), poi perché un assetto bilanciato è un fattore di pace, certo non sufficiente, ma essenziale. Trattandosi di un dato di tale natura, non si può certo dunque ignorarlo, anche se è fuori discussione un qualsiasi intervento di forza ed evidente la difficoltà di influenzare complessi [rapporti? ndr] legati a condizioni storiche, economiche, sociali, psicologiche e politiche talvolta scarsamente comprensibili fuori dei confini. Può determinarsi però un’atmosfera internazionale più pericolosa. Il Partito comunista italiano ha percepito con la consueta lucidità il carattere delicato di questo nodo e vi ha corrisposto con una scelta, quella di accettare la Nato, frutto più che di vocazione, di rigoroso realismo politico in uno spirito di lealtà del quale non vogliamo dubitare. È evidente, peraltro, che la situazione ha aspetti problematici e che dubbi e preoccupazioni esistono in coloro, i quali indubbiamente contano nel generale contesto nel quale siamo inseriti. Certo un’esperienza, qual è quella che i comunisti italiani chiedono di fare (i francesi sembrano più lontani dal desiderarlo davvero), pone per tutti degli interrogativi e trova perciò risonanza anche all’Est, dove non mancano moniti, i quali, per essere di stampa, non cessano di essere autorevoli. Non tocca a noi però fare il conto dei dati favorevoli o contrari. A noi tocca decidere, sulla base della nostra conoscenza, in piena autonomia, ma con grande equilibrio e senso di responsabilità. Per questo riscontriamo delle avversità non trascurabili ed escludiamo una sorta di generale alleanza politica con il Partito comunista, della quale mancano le condizioni. Ma vi è uno spazio nel quale, guardando agli interessi del Paese, in una situazione che è indiscutibilmente eccezionale, in presenza del venir meno dei legami tradizionali dei partiti, è possibile raggiungere una positiva concordia sui programmi e un grado di intesa tra le forze politiche e sociali, i quali consentano, con una soluzione equilibrata e adatta al momento, di far fronte all’emergenza e di sperimentare un costruttivo rapporto tra partiti molto differenziati, che la realtà della situazione obbliga a non ignorarsi e a non paralizzarsi, provocando con ciò la paralisi, e forse peggio, dell’Italia. Su questa leale trattativa, che includa strumenti giuridici atti a rendere non più necessari taluni referendum, si gioca l’esito della crisi con la possibilità di scongiurare eventi traumatici. Vale la pena di coglierne il pieno significato politico e di fare appello alla prudenza, all’intelligenza, allo spirito aperto di coloro sui quali ricadono le massime responsabilità.


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