EXPLOIT PER NEXT APPENNINO
Invece dal cratere sismico 2016 è venuta una risposta eccezionale, in linea con la resilienza che queste comunità hanno dimostrato fin dai mesi successivi alla interminabile e devastante sequenza sismica del 2016/2017, cogliendo tutte le opportunità che si sono manifestate.
Stiamo parlando dei 2541 progetti per un investimento di 2,3 miliardi di euro, presentati da imprese, professionisti e - solo in piccola parte - da enti locali, a valere sui bandi della macromisura B del Piano nazionale complementare (Pnc) sisma, rivolti al rilancio economico e sociale dell’area dei terremoti del 2009 e 2016 e denominati Next Appennino.
Una ulteriore conferma che il binomio ricostruzione e sviluppo funziona ed è imprescindibile se si vuol provare a risollevare le comunità ferite da disastri e calamità.
Il cratere 2016 ha presentato l’81,5% dei progetti (2071), che rappresentano l’85,5% del valore degli investimenti (2 miliardi) e il 79,2% delle agevolazioni (1,180 miliardi); le Marche, in questo quadro, hanno dimostrato la loro vocazione imprenditoriale con il 63,3 % delle domande (1313), che sono il 51,6% del totale di quelle presentate (2009 e 2016), e il 60% delle agevolazioni richieste (708 milioni).
Il punto è che ad una tale vivacità non corrisponde una adeguata capienza di risorse disponibili, per cui si pone fin da subito la questione di impegnare il nuovo Governo, che vuole accelerare la spesa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), a finanziare con risorse adeguate questa straordinaria risposta che viene dall’Appennino centrale.
Un ulteriore dato è rappresentato sia dai numerosi progetti di avvio e sviluppo di microimprese (1591), con le Marche che da sole pesano per il 50% delle domande (787), degli investimenti e delle agevolazioni, sia dai progetti di investimento di taglia grande e intermedia, sopra a 20 milioni e tra 1,5 e 20 milioni. Un aspetto, quest’ultimo, di grande interesse, perché costringe tutti ad abbandonare l’idea di un Appennino agreste e pone le premesse di un irrobustimento del tessuto produttivo territoriale.
Un’altra sorpresa è costituita dalla rilevanza dei progetti industriali manifatturieri sul totale di quelli presentati. Stiamo parlando del 50% tra quelli di taglia più grande, del 23% dei progetti di microimpresa, del 40% di quelli innovativi e del 57% di quelli presentati da Pmi. Insomma, la manifattura non è morta ed abita in Appennino.
Un’ottima performance riguarda anche il terziario turistico e della ristorazione, e i servizi ad alto contenuto di conoscenza (servizi di informazione e comunicazione, attività professionali, scientifiche e tecniche), sui quali per prima la Cna delle Marche aveva segnalato nel cratere dati in controtendenza rispetto al resto della regione.
Anche nei bandi che hanno ricevuto meno domande, come nel caso dei progetti di innovazione, dell’economia sociale, delle filiere agroalimentari e del ciclo del legno, bandi con aspetti sperimentali, le Marche segnano un protagonismo largamente preminente. Nel bando a sostegno di cultura, turismo e sport spicca il dato della provincia di Macerata, da cui proviene un quarto del totale delle domande presentate, e quello dei Comuni maggiormente colpiti dal sisma del 2016, da dove vengono oltre la metà dei progetti (123 su 205).
Molto alta la partecipazione anche al bando per la valorizzazione del patrimonio culturale, ambientale e pubblico attraverso il Partenariato speciale pubblico-privato (Pspp). Qui, come nel caso degli impianti di energia da fonti rinnovabili, i soggetti proponenti sono stati enti locali e pubblici, ma per la prima volta è stata applicata in maniera estensiva una modalità di collaborazione tra pubblico e privato di cui sarà interessante monitorare gli esiti.
Più in generale, è chiaro che la generosità delle forme di aiuto ha favorito l’exploit di Next Appennino; ora il processo di valutazione dei progetti presentati ci dirà anche la qualità e la sostenibilità degli stessi. Quindi seguirà l’attribuzione delle risorse, per la quale è stata richiesta una proroga fino al marzo del prossimo anno.
Insomma, possiamo dire che l’ardua sfida del “progetto territorializzato” di rigenerazione urbana, economica e sociale del cratere sismico del Centro Italia, nato sotto il segno di Giovanni Legnini, recepito e sostenuto dai governi Conte II e Draghi, gestito dalla Cabina di coordinamento e su cui si sono mosse istituzioni, autonomie funzionali, sistema della rappresentanza, ha conseguito un primo straordinario obiettivo.
Ora inizia una sfida non meno ardua, quella dell’attuazione entro il 2026. Ma se queste sono le premesse, non è impossibile farcela.
Commenti
Posta un commento