AREE INTERNE E DISUGUAGLIANZE: LA SNAI (ANCORA) C'E'



La possibile costituzione di tre nuove aree marchigiane (Montefeltro-Alto Metauro, Fermano, Alte valli del Potenza-Esino-Musone) nell’ambito della Strategia nazionale delle aree interne (Snai) avviene in un contesto sensibilmente mutato rispetto a quando questa mosse i primi passi nel 2012 e poi con la programmazione europea 2014-20.

La Snai ha contribuito in maniera decisiva a gettare nuova luce su territori che sembravano usciti dal radar delle politiche pubbliche e l’ha fatto contro lo spirito del tempo che soffiava in direzione delle politiche di austherity, contrassegnate dal taglio della spesa pubblica e degli investimenti e da un neocentralismo statale basato sulla disintermediazione a discapito delle autonomie locali.

Pur con tutti i limiti che si sono poi manifestati, come in ogni approccio sperimentale, fu vera politica, cioè innovativa e coraggiosa, nel solco rinnovato della stagione della nuova programmazione degli anni Novanta.

Le 72 aree-pilota disseminate su tutto il territorio nazionale, di cui fanno parte anche tre marchigiane (Basso Appennino pesarese e anconetano, Alto maceratese, Piceno), hanno ricevuto complessivamente circa 281 milioni, ben lungi dall’essere spesi, ed hanno dimostrato diversi limiti: innanzitutto un’eccessiva laboriosità della fase preliminare, quella che dalla prima bozza di strategia d’area conduce fino alla sottoscrizione dell’Accordo di programma quadro (Apq); poi una certa complessità attuativa, su cui hanno pesato i limiti sia delle classi dirigenti locali che di strutture comunali indebolite; infine, la difficoltà di far lavorare in un’ottica intercomunale Comuni per lo più piccoli e piccolissimi che spesso non condividevano lo stesso ambito istituzionale-amministrativo.

Ciononostante, la Strategia ha avuto il merito di rimettere al centro le aree marginali, di puntare sul nesso inscindibile tra diritti di cittadinanza e sviluppo place-based, ossia sull’offerta di servizi essenziali (sanità, scuola, mobilità, accessibilità) e contestualmente sulle opportunità di lavoro e intrapresa legate a progetti rispondenti alle vocazioni dei luoghi, e di riaffermare che non c’è crescita dei territori se non si agisce contemporaneamente dall’alto e dal basso.

L’attenzione suscitata dalla Snai è stata ravvivata da eventi traumatici come il sisma del centro Italia, che ha colpito un contesto prevalentemente appenninico dove insistono 5 aree-pilota; l’emergenza pandemica, che ha spinto a rivalutare i luoghi del distanziamento fisico ma non sociale e del rapporto con la natura, e più in generale lo scenario dei cambiamenti climatici con i relativi effetti già ben percepibili.

Ciò ha fatto sì che la Snai entrasse a far parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e del Piano nazionale complementare (Pnc) con un’importante dotazione di risorse (1,130 miliardi), suscettibile d’implementazione con l’approvazione della programmazione del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) e della nuova programmazione europea 2021-2027, la quale tramite l’Obiettivo 5 “Un’Europa più vicina ai cittadini” riserva specifiche risorse alle aree non urbane.

Nel frattempo, è stata rivista l’iniziale classificazione dei Comuni, rendendola più standardizzata e funzionale al passaggio della Snai da sperimentazione a politica strutturale. La nuova suddivisione dei Comuni in polo, polo intercomunale, cintura, intermedio, periferico e ultraperiferico, a seconda della distanza dall’offerta di servizi essenziali ai cittadini, ha evidenziato tuttavia come il processo di “periferizzazione” delle aree interne non si sia arrestato, anzi.

Insieme a questo, la continua “zonizzazione” di ogni politica, se da un lato aiuta ad orientare gli interventi secondo una bussola analitica, finisce dall’altro per aumentare la frammentazione e frastagliare il territorio. Nel caso dell’entroterra marchigiano, ad esempio, vi è un bisogno estremo di politiche dedicate, organizzate secondo modalità omogenee e interventi appropriati, senza produrre un’alternanza di vuoti e di pieni e concentrandosi soprattutto sul livello di government, e non solo di governance, capace d’imprimere impulso politico ed efficacia operativa alle scelte.

Infatti, se l’area cratere del sisma centro Italia del 2016 può giovarsi anche di un programma unitario di interventi rivolti alla infrastrutturazione, rigenerazione urbana e rinascita socioeconomica dei territori, in accompagnamento alla ricostruzione materiale, le aree interne del resto della regione andrebbero maggiormente supportate nella partecipazione alle opportunità della Strategia, a partire dal bando nazionale in scadenza il prossimo 15 giugno.

La Snai, infatti, per quanto riguarda infrastrutture di trasporto e sociali, servizi per la pubblica amministrazione e la collettività, con particolare premialità per gli interventi di carattere sociosanitario, resta uno dei pochi interventi rivolti al superamento dei divari territoriali, una delle facce della disuguaglianza sociale.

Daniele Salvi

Autore de “La Post Regione”  

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