DA AMAZON ALLA ZES, PASSANDO PER LE MARCHE



La traiettoria delle Marche si va complicando. Alcune vicende delle scorse settimane sembrano confermarlo. Il mancato sbarco di Amazon nella nostra regione ha reso evidente la scarsa dimestichezza che abbiamo con la gestione di operazioni complesse. Non solo, ci ha detto anche che il ruolo di ponte verso est, che la nostra regione ha per natura e vocazione, sta subendo dei contraccolpi evidenti a causa della crisi russo-ucraina e deve essere ricalibrato.

Amazon sta sicuramente rivedendo i suoi piani alla luce del nuovo quadro internazionale, ma la sensazione che sia mancata una regia univoca nel far sì che non ci fossero stati intoppi e il territorio si fosse predisposto nella maniera migliore ad accogliere l’investimento del gigante dell’e-commerce è forte e diffusa.

Questa vicenda ci consente di riflettere su un’altra partita, che pure è aperta da tempo e di cui si continua a discutere: la costituzione della Zona economica speciale (Zes). In questo caso è d’obbligo partire con una buona dose di scetticismo, dal momento che l’esperienza delle Zes nel nostro Paese non si può certo dire di successo.

La novità, tuttavia, è rappresentata dalla possibilità di istituire una Zes Marche diversa da quella già istituita e finanziata in Abruzzo. Si potrebbe, quindi, dare vita ad una Zes regionale, che può divenire interregionale, coinvolgendo l’Umbria, regione anch’essa in transizione, con la quale condividiamo un sistema infrastrutturale che consente un collegamento veloce e che potremmo far gravitare maggiormente sul versante adriatico, rispetto a quello tirrenico.

Oppure si potrebbe “estendere” la Zes abruzzese alle Marche, scontando però il fatto di una governance centrata altrove e non sul territorio che ha l’infrastruttura portuale più rilevante e idonea.

Il punto però è un altro: nella costituzione di una Zes occorre garantire, non solo normativamente, il “nesso funzionale” con l’infrastruttura portuale, al fine di conferire efficacia al piano strategico che deve favorire l’attrazione di investimenti e l’ottimizzazione logistica delle relazioni produttive e commerciali. Senza una particolare attenzione a questo aspetto è il senso stesso della Zes ad essere pregiudicato.

Ora le Marche hanno un’area che più di altre è adatta a garantire quel nesso funzionale, e quindi l’ipotetica riuscita dell’operazione di vantaggio fiscale e semplificazione burocratica finalizzata alla localizzazione produttiva, ed è quella ricompresa all’interno della piattaforma logistica porto-aeroporto-interporto, non a caso scelta da Scannell per l’insediamento di Amazon.

Un’area al cui interno era prevista forse l’unica Area leader sensata del progetto Quadrilatero e dove gli interventi infrastrutturali in essere e in previsione, dai by pass ferroviari e stradali all’uscita ovest del capoluogo regionale, consentono di pensare ad una ubicazione concreta e di rilievo regionale/interregionale della Zes o di buona parte di essa, anche nel rispetto della carta degli aiuti regionali 2022-2027.

Ciò non toglie che possano esservi altre aree distrettuali complementari a questa (da Fabriano a Civitanova Marche a San Benedetto del Tronto) che dovrebbe tuttavia essere la principale. In questo modo, infatti, si andrebbe ad irrobustire l’appetibilità della stessa piattaforma logistica, che continua a stentare nel suo decollo, offrendo alle infrastrutture intermodali che vi insistono una prospettiva di sviluppo che ben si integra con la loro ragione imprenditoriale e sociale.

Per l’area del cratere sismico, invece, bisognerebbe lavorare per riproporre ed estendere la Zona Franca Urbana (Zfu), di cui è aperta l’ultima annualità del bando, e attuare le Zone Economiche Ambientali (Zea) all’interno dei parchi. Né mancano altri strumenti e opportunità su cui concentrarsi: dalle misure per le imprese del Fondo complementare, che vanno estese fino al 2026, alla Strategia nazionale delle Aree interne, di cui è aperto il nuovo bando, fino alle Green Communities di prossima emanazione.

Le Marche hanno bisogno di uno sguardo d’insieme, che non smarrisca le specificità e le compatibilità dei territori e degli strumenti da impiegare per il loro sviluppo; sempre che vogliamo veramente superare i mille localismi e assumere finalmente un’ottica di sistema.

 Daniele Salvi

Autore de «La Post Regione»

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