LE COMUNITA’ ENERGETICHE PER LE MARCHE PIU’ GREEN
Sono state persino al centro della 49^Settimana Sociale dei Cattolici, svoltasi a Taranto, che si è conclusa con un appello a creare “Comunità energetiche” in ogni parrocchia. Se ciò avvenisse, considerando 200 Kw di potenza installata in ciascuna delle 25.600 parrocchie si avrebbe una potenza addizionale di 5,2 Gigawatt. Niente male!
Il tema dell’energia, balzato all’attenzione della cronaca a causa dei notevoli rincari delle bollette di famiglie e imprese, ha sicuramente bisogno di ben altre risposte, di tipo geopolitico, strutturale e di accelerazione di alcune scelte di fondo che ci aiutino a superare nella maniera più indolore il guado tra il vecchio (il fossile) e il nuovo (il green).
Tuttavia, delle azioni proficue possono essere intraprese dal basso e tra queste la scelta delle Comunità energetiche e dei gruppi di autoconsumo collettivo può contribuire a dare una spinta nella direzione giusta, costruendo una nuova consapevolezza nei cittadini, che da passivi consumatori diventano prosumers.
Viene incontro in questo senso il PNRR che stanzia 2.2 miliardi di euro per incentivare la nascita di CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) e gruppi di AUC (Autoconsumo Collettivo) nei Comuni sotto a 5.000 abitanti, prevedendo il finanziamento a tasso zero del 100% dei costi ammissibili per il loro sviluppo.
Fondamentale è il ruolo che può esercitare l’Ente locale attraverso l’installazione di impianti sui beni pubblici o nel territorio, l’accompagnamento nella costituzione del soggetto giuridico e l’accreditamento presso il GSE, coinvolgendo cittadini, imprese e terzo settore in una esperienza di economia civile che ha una valenza economica, sociale e ambientale.
I vantaggi pratici sono quelli della riduzione del costo della bolletta, i premi per l’autoconsumo fissati dal Governo e i proventi della vendita al GSE per l’immissione in rete dell’eccedenza di energia prodotta e non autoconsumata. A seguito del recepimento della Direttiva europea RED II, avvenuto tramite il D.L. n. 199/2021 che estende la potenza massima installabile da 200 kw a 1 Mw e consente di utilizzare le cabine primarie di condivisione dell’energia, le Comunità possono includere diverse centinaia di nuclei familiari dello stesso Comune o dei Comuni afferenti alla stessa cabina. Inoltre, gli impianti di energia possono essere di varia natura: fotovoltaico, idroelettrico, eolico, biomassa da filiera forestale, biogas da discarica o altre FER.
Le Marche, terra da sempre attenta alle pratiche di sostenibilità e fatta di tante piccole comunità diffuse sul territorio, a partire dalle aree interne, può diventare protagonista di una buona pratica che trova già nella L.R. n. 10/2021 un chiaro riferimento normativo. Ciò è tanto più vero se teniamo conto di quanto previsto nel Fondo complementare sisma, che nella sub-misura A2.3 stanzia 68 mln di euro per “Comunità energetiche, recupero e rifunzionalizzazione edifici pubblici e produzione energia/calore da fonti rinnovabili”.
Tramite la convenzione stipulata dal Commissario straordinario alla ricostruzione con il GSE, finalizzata alla progettazione della fattibilità tecnico-economica della misura, alla definizione dei bandi in collaborazione con Invitalia e all’accompagnamento dei beneficiari, pur in una fase di chiarificazione di alcuni aspetti attuativi in capo ad ARERA e al MITE, è lecito aspettarsi nei prossimi mesi l’emanazione dei bandi rivolti agli Enti locali.
A questa sub-misura se ne affianca un’altra, la B3.1 e 2, che finanzia con 50 milioni di euro la costituzione di forme associative o consortili di gestione delle aree agro-silvo-pastorali e la realizzazione di piattaforme di trasformazione tecnologica delle filiere forestali e agroalimentari secondo i criteri dell’economia circolare. Anche in questo caso la possibilità di accompagnare, ad esempio, la gestione della filiera del legno con impianti a biomasse può favorire la costituzione di Comunità energetiche.
Il riparto delle relative risorse del PNRR, stimato per la Regione Marche in circa 63 milioni di euro, l’esperienza del primo bando regionale a cui potrebbe seguire nei prossimi mesi un secondo, l’Asse 2 della nuova programmazione 2021-2027, dovrebbero puntare a dare un qualche senso all’enorme investimento sui bonus edilizi che sta drenando ingentissime risorse pubbliche, senza criteri di priorità sociale e territoriale. Enti locali ed ERAP potrebbero puntare ad incrociare e ottimizzare gli investimenti per fronteggiare in primo luogo le situazioni di “povertà energetica”. In area cratere, anche qui intersecando diversi strumenti e misure secondo una visione organica, si può lavorare per fare dell’Appennino lo spazio di una grande Green Community.
“E’ così che per vincere le sfide delle nuove povertà ed emarginazioni ai tempi della rivoluzione industriale - ricorda il documento dei Cattolici italiani - sono nate, spesso nelle sagrestie delle parrocchie, le casse rurali, le banche di credito cooperativo, le cooperative di consumo e produzione che hanno dato allo sviluppo economico del nostro paese - grazie allo sforzo di credenti e non credenti di buona volontà - un volto umano, solidale e sostenibile”. Un paragone bello, dal sapore antico e molto attuale.
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