ORA LA RICOSTRUZIONE ECONOMICA E SOCIALE
Si tratta di interventi per la rigenerazione urbana e territoriale rivolti ai Comuni, per le infrastrutture viarie che garantiscono l’accessibilità dell’area appenninica, per il Centro nazionale per il Servizio civile universale all’Aquila e per il restyling o la realizzazione di nuove stazioni ferroviarie.
I Comuni in particolare saranno chiamati in tempi velocissimi a presentare proposte, affidandone la progettazione entro la fine dell’anno, così da procedere entro il prossimo all’appalto dei lavori. E mentre su altre voci del Fondo complementare sisma si sta procedendo all’affidamento della progettazione/realizzazione a società in house o ad agenzie statali, sempre in nome della velocizzazione della spesa, con i primi mesi del nuovo anno verranno emanati i bandi rivolti alle imprese, al terzo settore e alla cooperazione finalizzati più specificamente agli investimenti di tipo produttivo nel segno della innovazione e della sostenibilità.
Una corsa ad ostacoli nella quale le pubbliche amministrazioni, per lo più di Comuni medio-piccoli e piccolissimi, possono contare su poche risorse in termini di personale e competenze, già oberate di lavoro nel seguire la ricostruzione fisica, il superbonus e altre progettualità in itinere. Il necessario supporto alla progettazione non potrà realisticamente venire da nuove assunzioni, pur necessarie, né dal fondo nazionale per la progettazione rivolto ai Comuni del sud e delle aree interne o dalla manciata di esperti affidati all’amministrazione regionale.
La battaglia del Fondo complementare, così come quella del PNRR, sarà vinta – soprattutto nelle aree più deboli e con problemi pregressi – soltanto se gli amministratori locali, le associazioni di categoria, le università e i professionisti privati sapranno immediatamente mettersi intorno ad un tavolo e lavorare in maniera intensa e spedita. Di questo, d’altra parte, è fatta l’Italia più Italia.
Cercando di non ripetere vecchie strade o di agire in maniera inerziale. Ad esempio, quando parliamo di rigenerazione urbana e territoriale dovremmo aver presente che l’età della grande espansione edilizia ha riguardato nei decenni che hanno preceduto la crisi del 2008-2014 anche le aree urbane del cratere sismico e spesso le nuove lottizzazioni sono cresciute senza piazze, senza verde, senza spazi pubblici, prive cioè di quegli elementi di trama e ordito con il resto della città che sono parte integrante della loro qualità e vivibilità.
Analogamente, il rapporto tra i paesi e i borghi più periferici e le aree più urbanizzate andrebbe tematizzato secondo una logica metro-montana che guarda alla qualificazione dei primi in maniera tecnologica, sicura e vivibile e alla loro connessione con i servizi e le opportunità lavorative che i centri di pedemonte o più a valle possono garantire. Aree interne e montane, che offrono servizi ecosistemici (risorsa idrica, forestale, biodiversità, risorse agroalimentari) sempre più preziosi e capaci di garantire qualità della vita, e aree più urbanizzate, i cui servizi educativi, sociosanitari e di rilevanza pubblica devono essere accessibili a tutti in tempi certi, hanno l’occasione per superare una visione dicotomica e campanilistica che non è riuscita a frenare lo spopolamento.
Inoltre, le nuove forme di accessibilità infrastrutturale all’area del cratere che si stanno realizzando, dalla Pedemontana all’intervalliva San Severino-Tolentino, o programmando, come la prosecuzione della Pedemontana a sud e la Salaria, dovrebbero far pensare ad occasioni di attrattività per nuovi investimenti attraverso la rigenerazione di aree produttive pensate e realizzate diversi decenni fa e che devono offrire servizi evoluti, di tipo digitale, energetico, di economia circolare, a sostegno delle imprese insediate e a quelle di possibile nuovo insediamento. In connessione con i Centri di ricerca per l’innovazione che saranno costruiti.
Irrobustire l’armatura urbana e territoriale, qualificare le produzioni, realizzare l’inclusione sociale, potrebbero essere le parole d’ordine capaci di tenere insieme partenariati progettuali, rendere integrati i progetti, “mettere a terra” interventi che siano coerenti e sostenibili nel medio periodo, senza fermarsi alle opportunità del Fondo complementare, ma ampliando il raggio alle diverse voci del PNRR (dai Borghi alle comunità energetiche, dalla rifinanziata Strategia nazionale per le Aree interne alla sanità territoriale), alla programmazione dei fondi SIE 2021-2027, alle opportunità della legge n. 158/2017, fino alle novità della Legge di Bilancio in approvazione.
Dopo il finanziamento di 1,3 mld che consentirà il recupero di tutte le scuole del cratere sismico, se anche la proposta del Superbonus più esteso in termini temporali, di tipologia costruttiva e senza soglie di reddito, venisse accolta, le condizioni per la ricostruzione fisica, sociale ed economica sarebbero lì sul tappeto, pronte per essere colte fino in fondo e senza possibilità di appello.
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